sabato 9 giugno 2007

La Sala Golgi


La Sala Golgi accoglie gran parte del materiale riguardante Camillo Golgi: preparati microscopici, documenti, strumenti e l'attestato del premio Nobel, che gli fu assegnato nel 1906 insieme a Santiago Ramòn y Cajal.

Tra i preparati, allestiti e studiati da Golgi, alcuni sono caratteristici per la montatura originale e personale da lui stesso ideata per le esigenze che il suo metodo per lo studio del tessuto nervoso, chiamato "della reazione nera" o "cromoargentica", richiedeva per la conservazione e l'osservazione del materiale.

Il vetrino portaoggetti è sostituito da una lamina sottile di vetro incastonata in un supporto di legno, il che permette di osservare gli oggetti montati senza coprirli e di osservarli da entrambe le parti, con grande vantaggio per lo studio non solo delle singole cellule nervose ma anche dei loro rapporti nell'ambito del sistema nervoso.

Di Golgi sono conservati anche due microscopi, il primo microtomo, che gli servì per ridurre in sezioni accessibili all'esame microscopico i diversi organi del sistema nervoso, scritti e disegni originali da preparati microscopici riguardanti la struttura della cellula, del sistema nervoso, del rene e gli studi sulla malaria.

Nella stessa sala si trovano altri manoscritti e documenti di Adelchi Negri sulla rabbia e di Carlo Forlanini sulla tubercolosi.

Di Edoardo Porro è esposto lo strumentario chirurgico da lui usato nel primo intervento di amputazione utero-ovarica, compiuto a Pavia nel 1876, e accanto ad esso, gli organi asportati conservati in formaldeide.

Inoltre, troviamo esposti in questa sala altri documenti e oggetti di Giovanni Battista Amici, Giacomo Sangalli, Eusebio Ohel e Albert Einstein.

Curiosità sulla Sala Golgi:

IL NANO:

Su questo scheletro si narra una piccola leggenda.

Pare che questo nano, in vita fosse molto amico di Mantegazza, antropologo, igienista, predecessore di Golgi, che contribuì in diversi campi della medicina e della biologia.

Lo scienziato lo avrebbe aiutato sia come medico che economicamente.In cambio dei molti favori ricevuti, il nano promise che, quando sarebbe morto,lo studioso avrebbe potuto compiere qualsiasi tipo di studio ed esperimento sul suo corpo.







UNA PREZIOSA RELIQUIA,
LA TESTA DI ANTONIO SCARPA!

Ebbene sì, uno dei pezzi della collezione che più ha fatto parlare e ancora oggi desta curiosità è la testa di Antonio Scarpa, sulla cui provenienza si fondono storia e leggenda. Perfettamente conservata in alcol, inutile ai fini della collezione didattica e alquanto raccapricciante, è collocata in un'apposita nicchia sopra la porta di comunicazione tra le attuali sale Golgi e Porta, posizione frutto di un preciso intento di allestimento per creare attesa e stupore. Furono Carlo Beolchini e Mauro Rusconi a decidere di conservare la testa del maestro della Scuola anatomica pavese che, secondo alcuni, fu fatto oggetto di culto, mentre secondo altri fu talmente odiato dai suoi collaboratori da giungere a mutilarlo dopo la morte. Tuttavia, nonostante i presunti nemici, la reliquia è da sempre accompagnata dalla seguente iscrizione:

Honori et memoriae Antonii Scarpae
ingenio et doctrina singulari anatomicorum principis
qui musaeum inventis suis operibus
auctum studiis anatomicis fovendis
atq ornamento nobilissima sui parte honestavit.




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