
In questa sala, sono raccolti circa 150 strumenti riconducibili a Volta, tra cui numerose sue invenzioni ma anche apparecchi inventati da altri e da lui solo utilizzati.
Le sue invenzioni sono esposte sopra quello che fu il suo tavolo da laboratorio.
Accanto al tavolo, vi è anche lo scrittoio e la sedia da lui usati.
Tra le sue invenzioni troviamo l'elettroforo, la pistola elettrico-flogopneumatica, gli eudiometri, il condensatore, l'elettroscopio condensatore, l'elettrometro a pagliuzze e le pile.
Le sue invenzioni sono esposte sopra quello che fu il suo tavolo da laboratorio.
Accanto al tavolo, vi è anche lo scrittoio e la sedia da lui usati.
Tra le sue invenzioni troviamo l'elettroforo, la pistola elettrico-flogopneumatica, gli eudiometri, il condensatore, l'elettroscopio condensatore, l'elettrometro a pagliuzze e le pile.
Il gruppo di strumenti complementare a quello delle invenzioni voltiane è esposto in antichi armadi del Gabinetto e in vetrine moderne.
Tra gli strumenti di tipo elettrico troviamo bottiglie di Leida, quadri frankliani e due versioni della pila successive a quella voltiana ma vi sono anche strumenti che riguardano termologia, ottica, acustica, magnetismo, pneumatica, meccanica, idraulica, pesi e misure.
Curiosità sulla sala Volta
LA PILA DI VOLTA
Le pile che sono esposte però, sono delle copie poichè, nel 1899, a Como, è stata allestita una mostra su Volta, ma, durante questa esposizione è scoppiato un incendio e le pile sono andate bruciate.
LA PISTOLA DI VOLTA

L'IMBUTO MAGICO

Data l'importanza che all'epoca si attibuiva alla diffusione della scienza alla gente comune,ecco un'altro piccolo esperimento che gli scienziati effettuavano per stupire, far conoscere, raccogliere fondi per le loro ricerche e per smascherare i molti imbroglioni che ingannavano le persone con "trucchetti" vari.
L'imbuto magico si compone di due coni di vetro, posti uno nell'altro, in modo da formare una intercapedine fra i due. Il cono interno termina con una coda di ottone, mentre quello esterno finisce un po' più in basso sulla coda stessa. Su questo piccolo tratto della coda è praticato un piccolo foro che mette in comunicazione l'intercapedine con il cono interno. Un altro piccolo foro praticato nell'anello di ottone che fissa i due coni mette in comunicazione l'intercapedine con lo spazio esterno. Se, tenendo chiusa l'apertura finale della coda, si riempie con un liquido l'imbuto stesso, il liquido, passando attraverso il primo foro, riempie anche l'intercapedine, mentre l'aria in essa presente esce dal secondo foro. Chiudendo con un dito il foro nell'anello e aprendo la coda, il liquido contenuto nell'imbuto scola fuori. Sollevando poi il dito, il liquido che era rimasto nell'intercapedine (a causa della pressione atmosferica agente sul primo foro), "magicamente" scolerà fuori dall'imbuto che appariva ormai vuoto.
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